domenica 16 maggio 2010

EMMETROPIA E VIZI RIFRATTIVI - Introduzione


Dal punto di vista rifrattivo la condizione dell'occhio viene valutata in base alla necessità di ricorrere ad una correzione ottica, oppure no.
Le valutazioni vengono fatte per l'occhio che guarda lontano, teoricamente all'infinito.
Il fatto che la distanza minima dalla quale sia stato fatto iniziare l'infinito ottico sia stata fissata in 4 metri non è stata suffragata dalla valutazione oftalmica, proprio perché non si trova una corrispondenza soddisfacente nell'atto visivo, essendo la visione un atto così complesso da richiedere l'utilizzo di un certo numero di variabili.
Di certo vi è che, osservando a 4 metri si commette un errore che risulta di 0,25 D, vale a dire l'inverso di 4 metri.

    1/4 = 0,25 D

Come tolleranza sembra un po' grossolana o, per lo meno, non applicabile a tutti gli occhi.
Il valore diottrico così trovato indica che un miope di 0,25 D avrà a fuoco sulla retina l'immagine di un oggetto (ad esempio una lettera dell'ottotipo)  posto a 4 metri e vedere perciò nitidamente a quella distanza anche se, andando oltre, le immagini degli oggetti inizieranno ad apparire lievemente sfuocate; mentre un emmetrope, per portare a fuoco sulla retina del suo occhio, e perciò vedere nitidamente, l'immagine dello stesso oggetto posto a 4 metri dovrà esercitare uno sforzo accomodativo di 0,25 D.
Appare chiaro come un ipermetrope che già deve neutralizzare la sua ipermetropia per portare a  fuoco sulla retina l'immagine di un oggetto posto all'infinito, osservando a 4 metri deve aggiungere un ulteriore sforzo accomodativo.
Successivamente vedremo con maggiori dettagli le varie condizioni rifrattive dell'occhio.